28

Feb 2015

28 Feb 2015

Il riconoscimento di un’incidenza percentualizzata dei costi nell’accertamento induttivo

Bollettino Tributario, n. 4/2015

Scritto da Avv. Federico Leone

ABSTRACT “Un’interessante pronuncia della Suprema Corte ci offre lo spunto per svolgere alcune riflessioni in ordine al controverso e spinoso problema del riconoscimento dei costi non contabilizzati nell’ambito dell’accertamento induttivo.
In primo luogo, la Suprema Corte afferma che, in materia di applicazione di norme processuali che comminano sanzioni di inammissibilità, il definitivo sacrificio dell’interesse ad agire del contribuente può essere giustificato soltanto nei casi in cui la particolare gravità del vizio che affligge l’atto introduttivo ed il conseguente impedimento alla prosecuzione del giudizio siano giustificati a loro volta dal preminente interesse pubblico alla soddisfazione di quelle esigenze che la legge persegue nell’interesse generale attraverso il regolare svolgimento della funzione giudiziaria. In secondo luogo, viene confermato il principio ormai consolidato secondo cui, in caso di rettifica induttiva dei redditi, l’Ufficio finanziario deve tenere conto non solo dei maggiori ricavi, ma anche della incidenza percentuale dei costi relativi. La Corte di Cassazione sembra però ipotizzare, sia pure con una certa cautela, un’interpretazione estensiva di tale principio alle ipotesi in cui, pur avendo l’Ufficio proceduto utilizzando il metodo analitico-induttivo di cui all’art. 39, primo comma, lett. d), del D. P. R. 29 settembre 1973, n. 600, l’accertamento presenti in concreto carattere «sintetico», ovvero prescinda dal riferimento alla contabilità dell’impresa. Pur senza affermarlo direttamente, la Suprema Corte sembra infatti ammettere il riconoscimento dell’incidenza percentuale dei costi anche nell’ipotesi di accertamento analitico-induttivo.